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Hey
Non so se la sezione è corretta, ma ho deciso di inserire un po' alla volta i capitoli di questa storia ancora in esecuzione
Si intitola appunto ESSERE ME STESSA, ma non voglio svelarvi niente sul contenuto, diciamo che è la storia che ho sempre voluto leggere .... non trovando nulla del genere o deciso di scriverla io stessa.
non so come verrà, ma spero vi piaccia
大会 INCONTRARTI
Tre anni prima
Era primavera. Gli alberi di ciliegio fioriti, i loro petali che volavano via dopo un soffio di vento leggero. Il sole che illuminava il sentiero. L’erba verde che si muoveva lentamente al ritmo del vento.
I miei piedi che si alternavano davanti a me e le cuffie che mi schiacciavano le orecchie. I due codini lunghi che si muovevano seguendo il movimento del mio corpo. I sassolini sotto le scarpe leggere e sottili. Lo zaino su una sola spalla.
Andava sempre la stessa canzone, la mia preferita. Mi ricordo che indossavo una canottiera gialla, andava di moda, e un paio di shorts con del pizzo alla fine. Sui capelli avevo due fiori di ciliegio e una molletta a forma di stella. I miei capelli erano di un castano chiaro dorato.
Gli occhi li tenevo come ipnotizzati sul sentiero. Alzai lo sguardo e vidi una casetta, quasi una villa, infondo.
-Finalmente …- dissi esausta.
Mi avvicinai e appena arrivata al campanello, suonai. Poco dopo vidi uscire una nonnina bassa con gli occhiali che le cadevano sul naso, i capelli neri legati in modo spettinato e un vestito a pois con un grembiule sopra. Aveva le ciabatte ai piedi.
-Oh, cara … sei te!- mi disse contenta finché mi raggiungeva.
-Ciao nonna …- la salutai timida.
Non avevo mai visto mia nonna paterna. Aveva sempre vissuto troppo lontano da noi che giravamo per il mondo. Ma ora, avrei per sempre vissuto con lei, l’avrei aiutata, seguita e accudita, come, mia mamma mi aveva raccontato, faceva con me quando ero piccola.
-Devi essere stanca dopo il viaggio … entriamo. Il pranzo è pronto!- mi sorrise al settimo cielo.
Annui e la segui. Le aprii la porta per non farle fare degli sforzi.
Mangiammo e come immaginavo, era tutto buonissimo. Poi però inizio a farmi delle domande.
-Cara, quanti anni hai ora?-
-14 nonna-
-Oh, sono passati molti anni dall’ultima volta che ti ho vista, ne avevi a malapena 5, mi sembra-
-Mmm …- stavo bevendo il tè alla pesca, il mio preferito.
-E … tesoro, mi dispiace per i tuoi genitori …- mi disse con un tono dolce e affettuoso, ma era meglio se non lo avesse detto.
-E già …- dissi.
-Ora stai bene? Lo sai che qui sarai al sicuro …-
-Grazie nonna-
La nostra chiacchierata si concluse qui.
Passarono i giorni riservati alle vacanze primaverili, ma non potei comunque andare a scuola.
Una sera, la nonna cadde a terra all’improvviso, mentre stava pulendo la sala e io il giardino e l’orto. Mi spaventai moltissimo, ma quando cercai di chiamare qualcuno con il cellulare scoprii che non c’era la linea.
Allora mi avvicinai a lei e le dissi di stare tranquilla e che sarei tornata subito.
Uscii di corsa sotto la pioggia, feci il sentiero al contrario e scovai un’altra villetta al buio. Iniziai a suonare il campanello, ma nessuno usciva. Poi, quando stavo per andarmene disperata, sentii una voce provenire dalla villetta:
-Cosa succede?- qualcuno mi aveva risposto.
-Aiutami, mia nonna non sta bene, AIUTAMI!- gli urlai di risposta.
Vidi due persone correre verso di me.
-La nonna sta male?-
-E’ caduta a terra e non mi risponde, il cellulare non prendeva e non sapevo che fare …-
-Resta qua, prendo la macchina e la porto all’ospedale io- rispose il primo.
Poi uscì una donna che mi venne incontro e mi posò una mano sulla spalla.
-Resta con noi, finché no sarà tutto finito e poi guardati sei tutta fradicia …- mi prese e mi portò dentro.
Mi tolsi le scarpe. La donna mi faceva domande e complimenti per qualcosa, ma io stavo pensando a mia nonna, non volevo perdere anche lei.
-Cosa succede mamma?- sentii la voce di un ragazzo.
-Oh aiuta … cavoli, non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami-
-Mi chiamo Isa …- le risposi con un fil di voce.
-Strano nome … ma carino-
Volevo darle delle spiegazioni, ma poi non sarebbe più finito l’interrogatorio.
-Shota? Aiuta questa ragazza per favore!-
-No, sto bene, è meglio se torno a casa- dissi io perché non volevo l’aiuto di nessuno e volevo davvero starmene sola.
-Allora ti accompagno a casa- era apparso dietro di me un ragazzo dai capelli castani scuro e alto 20 cm più di me. Certo, io ero davvero bassa, ma lui era fuori dal normale. Aveva gli occhi verdi e un ciuffo che gli cadeva su naso.
-No, grazie, ce la faccio da sola …- risposi io.
-Cavolo! Hai degli occhi strani!- mi si era avvicinato e il suo naso quasi toccava il mio.
Gli pestai il piede, lo raggirai e li salutai uscendo dalla casa.
Lo so ero stata maleducata, ma volevo stare sola, per sempre.
Non volevo vivere un’altra sofferenza.
14 Settembre, tre anni dopo
Sono passati tre anni da quando la nonna è stata male la prima volta. La seguo sempre, non le faccio fare nulla da sola, cucino, lavo, stendo e curo l’orto.
-Tesoro mio, sono passati tre anni, non pensi sia ora di andare a scuola? Ora sto bene …- mi disse la nonna sorridendo un giorno.
Sarà per questo che oggi mi trovo davanti il portone della scuola?
Guardavo i ragazzi della mia età entrare tranquilli, i maschi ridere e scherzare, le femmine parlare tra loro e ridacchiare. Mi sentivo un po’ estranea a questo mondo.
-Okay … entra Isa!- mi dissi sicura.
Entrai lenta. Gli alberi stavano perdendo le loro foglie e l’erba non era nemmeno verde. Senza accorgemene, ero entrata. Guardai intorno. Erano tutti impegnati a vedere in che classe erano. Mi avvicinai e scoprii di essere nella 5 D. Allora mi allontanai e andai alla ricerca della classe, che però risultò molto semplice. Seconda porta a sinistra del secondo piano. Entrai e iniziai ovviamente a sentirmi osservata. Mi sedetti con calma appoggiando lo zaino per terra.
La divisa era molto semplice. Gonna nera fino a metà coscia, giacca nera e fiocco blu con lo stemma della scuola stampato in bianco. I capelli li tenevo legati a chignon e gli occhi sul libro che avevo aperto e stavo leggendo.
Delle ragazze mi si avvicinarono e iniziarono a farmi delle domande. Per fortuna dopo due minuti d’intervista su chi fossi e commenti un po’ cattivi sul fatto che fossi la nipote della nonna (p. s. tutti la chiamano “la nonna”, non so perché) suonò la campanella. Entrò il professore con il registro.
Mi chiamò subito alla cattedra per presentarmi alla classe:
-Ciao, mi chiamo Isa Kaze e vengo da Tokyo. Vivo con mia nonna e dopo aver abbandonato la scuola per tre anni per seguirla, ho deciso di ricominciare e finire i miei studi. Comunque ho …-
-SCUSI IL RITARDO!!-
Un ragazzo era appena entrato in classe e aveva bloccato la classe.
-Shota! Siediti subito!-
“Shota? Ho già sentito questo nome!” pensai.
Mi stava passando davanti per andare al suo posto quando si bloccò e si girò puntandomi il dito verso il naso.
-Tu sei ISA!- mi disse sicuro.
Mi coprii la faccia con una mano. Mi sentivo imbarazzatissima.
-Cavolo, non ti ho più vista!-
-Siediti Shota- disse per fortuna il professore. -Anche te, Isa, e perdona Shota-
-Certo professore- dissi con un fil di voce.
Sfortunatamente mi ritrovai seduta nel banco di fianco a Shota. Iniziavo davvero a odiarlo.
Dopo cinque ore di scuola, finalmente era ora di pranzo. Corsi via cercando di seminare quel ragazzo. Sembrava ce l’avessi fatta, ma delle compagne mi fermarono al portone per invitarmi a pranzare con loro. Rifiutai dicendo che dovevo chiamare mia nonna per sentire come stava. Mi salutarono e uscii nel giardino. Mi nascosi dietro un cespuglio fiorito, indossai le cuffie e mangiai da sola.
-Perché cerchi di seminarmi?-
“Cavolo mi ha trovata!” pensai irritata.
-Vorrei stare sola …- risposi secca.
-E perché, così non avrai mai degli amici!- mi disse puntiglioso e ancora più irritante.
Sorrisi divertita.
-C’è una cosa che devi sapere: io non ho amici! Io non sono fatta per avere degli amici! Quindi lasciami in pace! Non voglio nessuno intorno!- ero tranquilla nella risposta.
-L’ho capito dalla prima volta che ti ho incontrata … mi hai pestato un piede … chi farebbe così ad un perfetto sconosciuto? E scommetto che tu avevi delle amiche a Tokyo, ma poi forse ti hanno tradita, ti usavano e hai perso così la fiducia in qualsiasi persona-
-Non … è … vero …- non sapevo che rispondere, ci aveva azzeccato.
-Il tuo passato sarà pure triste e ingiusto, ma …- aveva avvicinato il suo naso al mio e mi fissava negli occhi -Di me ti puoi fidare-
Non sapevo che fare, avevo paura di muovermi, ma mi sentivo al sicuro con lui vicino e sentivo anche che quello che diceva era vero e sincero.
-Allora vuoi essere mia amica?- chiese poi sorridendo e allontanandosi un po’.
Annui leggermente con la testa.
Si alzò e mi tese la mano per aiutarmi. La campanella suonò proprio in quel momento e così corremmo verso l’aula di arte.
Potevo davvero fidarmi di lui?
Spero vi sia piaciuto il primo capitolo
e direi che inserirò un capitolo a settimana se riesco
Bye bye*DawN*
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Voglio il seguito . -
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Sono felice ti piaccia SPOILER (clicca per visualizzare)prox capitolo: PROMESSEInviato tramite ForumFree Mobile
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Allora inserisco anche il secondo capitolo ...
buona lettura
約束 PROMESSE
Mi ero attirata molte antipatie durante i primi mesi. Le compagne mi guardavano con degli occhi diversi e non mi avevano più invitata a pranzare con loro. Inoltre, ero diventata la più brava della classe e seconda di tutto l’istituto.
Nonostante tutto ero comunque felice perché avevo una persona che se ne fregava dei commenti e restava così mio amico in ogni situazione. Mi proteggeva sempre. Mi seguiva e mi stava accanto. Certo, io non ero così gentile, molto spesso restavo in silenzio, indossavo le cuffie e non lo ascoltavo, ma lui non mi aveva mai ferita.
Ma, ero pur sempre una persona che attira antipatie. Ed è per questo che avvenne quel fatto terribile che mi fece avere un crollo emotivo spaventoso.
25 Novembre
Stavo camminando tranquilla per le strade comprando ciò che mi aveva detto la nonna. Tenevo le cuffie sulle orecchie e i capelli raccolti a chignon. Camminavo con molta calma. Poi, non so come feci, ma mi ritrovai stesa sull’erba del parco. Sentivo delle risate, in seguito capii che dovevo essere svenuta perché non ricordavo nulla di quello che era successo. Non vedevo nulla, ero bendata.
-Non sembri molto forte, Isa, giusto?- disse una voce femminile.
-Non lo è, te lo dico io- disse un’altra.
-(ride) Certo non lo sembra- disse invece una voce maschile.
Iniziavo a spaventarmi, tremavo senza accorgemene. Cercai di alzarmi, ma i polsi erano legati con una corda davanti. Cercai di scioglierli. Ma qualcuno mi afferrò per il braccio e mi alzò con forza.
-AH! Mi fai male!- urlai.
Sentivo che ridevano.
“Non può succedere un’altra volta …” pensai.
Quello che mi aveva alzato mi teneva ferma, mentre una delle ragazze mi scioglieva i capelli. Poi mi tolsero la benda e rimase impressionata a vedere tre delle ragazze che vedo ogni giorno a scuola. Una teneva delle forbici in mano, le apriva e chiudeva lentamente.
Ero paralizzata dalla paura.
Il secondo ragazzo mi afferrò i capelli e li stese.
Erano molto lunghi, mi arrivavano a metà schiena ed non erano più castani chiaro, ma di un castano-rosso.
La ragazza mi tagliò una ciocca molto piccola di capelli e li fece cadere sull’erba. Il ragazzo dietro cominciò ad accarezzarmi mentre la terza si avvicinava con un’altra forbice.
-Fermatevi …- dissi alla fine.
Il ragazzo rise dietro di me.
-Perché dovremmo?- chiese ironico.
-Fermatevi …- ripetei, ma con la voce sottile che tremava.
Le ragazze lasciarono giù le forbici e dissero: -Okay, noi andiamo … a lunedì, se ce la farai a camminare!-
E risero ancora mentre se ne andavano e mi lasciavano lì con due ragazzi.
Iniziai a piangere dalla paura, sapevo cosa sarebbe successo.
Mi bendarono nuovamente e mi gettarono a terra ancora con le mani legate.
Avevo paura.
Volevo andarmene via.
Piansi mentre cercavano di accarezzarmi, dai fianchi all’interno delle cosce. Cosa dovevo fare?
Tirai uno o due calci, poi mi bloccarono le gambe.
Non volevo.
Mi alzai di scatto e gli diedi una testata.
Ma lui rispose bloccandomi ancora di più …
Dicevano qualcosa tra di loro, ridevano, tacevano e poi ricominciavano a giocherellare.
Cercavo di muovermi per allontanarli, ma ero praticamente immobile. Erano troppo forti per me. Ero così snella e bassa che era un gioco da ragazzi.
-Lasciatemi andare … vi prego- li pregai a bassa voce.
Risero.
Uno iniziò ad accarezzarmi nei punti più sensibili, mentre l’altro mi toglieva la felpa.
-Sho …- avevo così tanta paura che …
-SHOTAAAA!!!- urlai a squarciagola, quando iniziavo a non farcela più. Sentivo le cerniere abbassarsi.
-Aiutami …- continuavo a dire.
Poi nulla.
Sentivo delle voci intorno a me, non sapevo cosa stesse succedendo. Pochi secondi dopo, qualcuno mi scioglieva le mani e quando mi tolse la benda, ringraziai Dio che fosse arrivato lui.
-Tranquilla … è tutto finito- mi disse mentre mi teneva stretta e cercava di frenare il mio pianto. Mi sentivo protetta.
-Da oggi ti seguirò sempre, te lo prometto … va bene?- mi diceva stringendomi e coprendomi con il suo cappotto.
-Ho avuto … così … tanta … paura Shota- risposi stringendo le mani e tenendolo stretto a me.
-Te lo prometto- continuava a dire.
Piangevo non so se per la gioia che provavo o se per il dolore.
Tre giorni dopo
Camminavo verso scuola con le cuffie che scacciavano i ciuffi di capelli corti. Quando entrai in classe e vidi davanti a me quelle tre ragazze, mi sentii sprofondare. Pensavo di essere abbastanza forte da tornare a scuola. Non volevo far preoccupare la nonna.
Misi un ciuffo dietro l’orecchio con un gesto gentile e mi avviai al posto.
-Isa, come mai sei stata assente?- mi chiese la ragazza che mi sedeva di fianco. Si chiamava Sun ed era americana. Era sempre stata molto cordiale e simpatica con me.
-Ecco …-
-Sì, Isa … come mai?- ripeté una delle tre ragazze che stavano ascoltando la conversazione.
La campanella suonò.
-Sono dovuta rimanere con mia nonna, non sta molto bene …- dissi sorridendo tranquilla.
-Però per fortuna ora sta bene- disse un ragazzo alto che era appena entrato in classe.
-Sì, benissimo. Grazie-
Io e lui ci capivamo davvero, questo era l’importante per me.
Sentivo però che sarebbe stato difficile mantenere la sua promessa.
Scossi la testa e mi sedetti sorridente.
Da qui si iniziano a capire alcune cosette sulla nostra Isa ... poverina
Ma dal prossimo capitolo ne vedremo delle belle
Bye Bye*DawN*
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Lo aspetterò con impazienza . -
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Inserito sopra secondo capitolo
il terzo lo inserirò settimana prossima, sempre martedìSPOILER (clicca per visualizzare)titolo: NATALE. -
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A metà capitolo mi è preso male D: . -
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lo so ... ma dovevo introdurre la situazione che approffondiró nel prossimo capitolo Inviato tramite ForumFree Mobile
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La settimana è passata u.u . -
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Lo so
mi dispiace
Sono stata talmente impegnata con la scuola
domani lo inserirò sicuramente
promettoInviato tramite ForumFree Mobile
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Ma ovviamente io scherzavo, so benissimo che ognuno ha i propri impegni... Fai pure con calma, vorrà dire che nel frattempo mi rileggerò per la terza volta la novel di High School DxD... (Non dirlo a mistico, che poi mi fustiga perché non lavoro) . -
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Fidati pure di me terro la bocca chiusa
*chiude la bocca come una cerniera*
e grazie per la comprensioneInviato tramite ForumFree Mobile
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Ma la vuoi finire di tormentare la signorinella?La settimana è passata?Anche Shinmai è uscito il 24 aprile...Siamo al 7 maggio???...???Eh,allora!!!Sei peggio di uno stalker...Vergognati per 25 minuti.Poi fai una pausa e continua per altri 15 minuti.Ma guarda te. . -
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I sub sono usciti martedì... E poi non le ho messo fretta u.u . -
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Non mi da fastidio
Così mi ricordo di inserirlaInviato tramite ForumFree Mobile
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